sabato 9 luglio 2005

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Bullismo


Martedì 5 Luglio scorso a San Donato Milanese, nel tranquillo comune della periferia milanese dove vivo dal 1968, s'è verificato uno di quegli episodi che risaltano alle cronache nazionali solo quando accodati ad episodi analoghi più eclatanti. Quaranta ragazzi appena maggiorenni, a rimorchio del Capo Bullo, hanno aggredito con calci e pugni un coetaneo, reo di aver tenuto comportamenti irrispettosi durante l'ultimo anno di liceo verso il loro Capo, malavitoso in erba con precedenti penali già passati in giudicato.


Dedico il sottotitolo MicroSociologia a questo episodio perché di problema sociologico si tratta e non di criminalità. La violenza coesiste con l'uomo al pari dell'amore, solo che quando si manifesta in modo gratuito, o quasi tale, lascia sempre sconcertati. Nel mio comune piccolo borghese convivono quartieri e realtà di benessere, fortemente individualisti, che detengono il record di laureati e suicidi in Italia, e realtà di noia, malessere e disagio economico, che vedono in fenomeni di bullismo e mala aggregata una modalità di rivalsa, di rivincita, di assurdo protagonismo.

"Resurrezione" di Tolstoj è un romanzo che renderei obbligatorio nella formazione di ogni adolescente, se fosse per me, insieme a tanti altri che citerò in future occasioni, spero meno tristi. Tra i romanzi più moralisti del grande scrittore, Resurrezione ha anche subìto un recente tentativo di rappresentazione da parte della fiction, infelice come non poteva essere altrimenti. Rarissimi i casi in cui il cinema ha saputo rappresentare i sentimenti umani di più alto valore.
Tra i messaggi che il libro esprime, e sono tanti, spicca su tutti il valore sociale che le prigioni rappresentano. Da luoghi dedicati alla vita coatta di persone che non hanno rispettato le regole, scopriamo leggendo il libro che, da un altro punto di vista, essi rappresentano in cumulo le vergogne, le incapacità, i difetti del sistema sociale in cui si vive. Ogni reato è un'anomalia della coesistenza pacifica tra le persone, e in quanto tale è un problema della collettività che non termina, bensì comincia, con l'imprigionare il reo.

Le prigioni e il potenziale umano che contengono sono la "cartina tornasole" di ciò che non funziona, del "reato collettivo", così come la spazzatura può far capire, meglio di qualunque descrizione, quali sono i beni che vengono consumati nella zona alla quale la discarica di turno offre i propri servigi.

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